STATUA
DI
CRISTOFORO COLOMBO
QUANDO LA STATUA DI CRISTOFORO COLOMBO ERA ANCORA UN BLOCCO DI MARMO!
ED UN CURIOSO ANEDDOTO SULLO STEMMA COMUNALE DI BETTOLA, TROPPO SPINTO PER LA PUBBLICA MORALITA' BETTOLESE DELL'EPOCA.
La statua di Cristoforo Colombo fù modellata a Milano dallo scultore piacentino Enrico Astorri a partire dal settembre 1891, il monumento sarà poi solennemente inaugurato il 21 agosto del 1892 a Bettola per ricordare la scoperta dell'America e la piacentinità di Colombo; un modello in gesso fu donato a Mons. Giovanni Battista Scalabrini, si pensa che il vescovo Scalabrini oltre ad essere un amico dell'Astorri fosse anche stato uno dei maggiori fautori della nascita di questa scultura colombiana. Il blocco di marmo bianco di Carrara da cui poi emergerà nelle sue forme l'attuale statua bettolese dedicata al grande navigatore, misurava 2,70 metri di lunghezza e 1,20 di larghezza; una volta finita la statua misurerà 2,20 metri di altezza. Ci fù un episodio alla fine del secondo conflitto mondiale che avrebbe rischiato di distruggere la testa della statua di Colombo, uno stupido cecchino dal ponte di Bettola sul torrente Nure colpì la guancia del nostro Cristoforo lesionandola gravemente. la statua di Colombo subirà poi nel 2009 un restauro e pulitura da parte della restauratrice Lucia Bravi su commissione del comune di Bettola, che riporteranno la scultura a vita nuova. Interessante aneddoto: in occasione della inaugurazione della statua colombiana nel 1892 nacque un comitato di donne per la valorizzazione del territorio di Bettola; una delle prime azioni del comitato in concerto con le autorità comunali fù quella di fare restaurare lo stemma comunale bettolese. Pulendolo, ed inviandolo a restauro a Piacenza si scoprì una figura di donna: una giunonica bionda dalle spiccate forme ritratta nuda e a cavallo del Nure, (con un piede sulla sponda di San Bernardino e l'altro su quella di San Giovanni) che fu ritenuta oltraggiosa per la pubblica moralità dell'epoca agli occhi di una parte dell'amena borgata bettolese. Quindi si decise di rimandare lo stemma a nuovo restauro assicurandosi però che l'ignudo corpo della donna e le sue recondite bellezze fossero coperte da un velo per gli sbadati ometti che potessero alzare gli occhi per bearsi della beltà femminile rimirando quello che fù già da secoli lo stemma dei nostri antenati i fautori della Magnifica Università di Val Nure. La bionda giunonica rimase lì velata a far da guardia ai palazzi comunali fintanto che qualche buontempone non decise qualche decennio dopo di rubare il tanto ed originale controverso stemma forse per guardarselo di notte prima di andare a letto. Chissà dove? Ora a noi contemporanei non ci resta che guardare una bella copia! Comunque come nelle più belle favole abbiamo il lieto fine, le cronache narrano che il comune di Bettola dopo aver concluso la pratica all'ufficio araldico della Presidenza del Consiglio, ottenne anche che la tanto discussa donna avesse le gambe unite; e così da allora la giunonica bionda stà ritta in piedi sulle chiare e fresche acque del sacro Nure