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PASSO PIA 

Geomorfologicamente ci troviamo in corrispondenza dello spartiacque tra Val Nure e Val Trebbia fino a conglobare la ben conosciuta zona di Pietra Parcellara e Pietra Perduca originate da masse ofiolitiche, che a brandelli troviamo su tutta la linea del crinale. Già dall'età del bronzo la zona era abitata da nuclei sparsi principalmente insediati sui piani sommitali oppure a mezza costa lo testimoniamo i ritrovamenti di monili a Costa sotto di Pradello Colombo e cocci di vaso nei pressi del monte Zucchero sullo spettacolare pianoro sommitale che funge da spartiacque tra le valli di Nure e Trebbia. Certamente la felice collocazione geografica e morfologica del territorio posto su questo crinale ci induce a credere che già in epoca preromanica con le vie di transumanza, molto probabilmente tracciate dagli antichi liguri ( ricordiamo che erano l'ethnos prevalente sui nostri appennini non per niente definito appennino ligure) il nodo viario tra i due passi quello del Cerro e di Passo Pia fosse già ampiamente strategico tra le due valli. Come già descritto in un post precedente in merito ad Ebbio ( frazione del comune di Bettola) sappiamo dalla tabula Alimentaria di epoca traianea ( ritrovata in un campo nei pressi dell'antica Veleia Romana) che la zona in oggetto era antropizzata da nuclei di gens romane che sfruttavano le risorse agricole e boschive del territorio. Quindi la strada che dal passo Pia scendeva in Val Trebbia , faceva da divisore tra il Saltus Eburelia ( Ebbio) ed il fondus Sive Saltus Solicelo, fondo che era ubicato nella zona di Costa Sereggia, entrambi i fondi erano compresi nel Pagus Domitius ( Val Nure) ma sconfinavano anche nel Pagus Ambitrebius ( Val Trebbia zona di Travo). da qui si evince che tutto il crinale in questione era una fascia intensamente boscata e quindi spiegare almeno in parte la collocazione di una Fornace Romana per la produzione e cottura di laterizi alle pendici del monte Zucchero collocata vicinissima alla località dei Radelli ( fraz. del comune di Bettola) . Riassumendo intorno a questa fornace abbiamo tutti gli elementi che servono per farla funzionare: la legna dei boschi come combustibile, l'acqua delle numerose sorgenti perenni in loco, ed infine il terreno prevalentemente argilloso utile come materia prima dei laterizi. A differenza di quello che potremmo pensare oggi, la fornace romana dei Radelli all'epoca non era un'entità isolata ma ben inserita in un contesto viario ed abitativo di popolamento e sfruttamento di tutta la fascia di crinale tra la val Trebbia e Val Nure a poca distanza dal suo fondo valle. Questo dovrebbe indurre ad indagare ulteriormente attraverso nuove ricerche e scavi archeologici, la zona in questione, giustificata anche dall' altro passo, quello del Cerro ulteriore via di comunicazione est-ovest con la Val Trebbia, questi assi di comunicazione poi si andavano a collegare con le vie principali che risalivano fino alle testate delle valli nel più complesso sistema viario transappenninico che vedeva ogni vallata come naturale corridoio per raggiungere i valici appenninici per giungere poi verso la costa ligure / tirrenica. Vie poi utilizzate anche successivamente in epoca medioevale.

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