MONTANARO DI VALNURE
IL MONTANARO DI VAL NURE
ancora oggi ricorda il tipo ligure; è
magro, alto, nero, coraggioso; perseverante nel lavoro, di raro vinto
da quell'accidia non rara al piano.
Dà le sue fatiche alla poca terra
che possiede e ne trae un frutto
quasi miracoloso avuto riguardo alla
estensione. È migratore per bisogno, per indole, per desiderio di
veder cose nuove, ben diverso in
ciò dal Titiro di Virgilio: tornato
al modesto casolare, col soldo aggiunto alla rendita, racconta i suoi
casi e prepara così l'istessa vita alle
generazioni crescenti. In tempi anche non remoti fu inquieto, presto
alle armi, insofferente di nuovo dominio. Vari sono i suoi fasti e per lo più fortunati: fortunata la resistenza
al Colleone (1443) che dovette abbandonare il campo; infortunato il
moto inconsulto contro Napoleone I
e la vallata senti i colpi fieri di Junot
audace e crudele.
I Visconti che ne conobbero la
dura tempra, lo tennero mogio affermando con astuta politica antichi
privilegi e così fecero Francesco I
di Francia ed i Papi quand'erano
padroni di Piacenza. Questi privilegi eran tasse straordinarie, dazi e
prestazioni militari che ricadevano
poi sul Comune di Piacenza, il quale
ne mosse sempre inutili lagni e tanto
più quando il Cardinal Salviati separò d'un colpo (1523) la Val di
Nure dalla Comunità di Piacenza facendone una maniera di piccolo Stato del quale il Papa non avea che
l'alto dominio. Eppure talvolta anche
queste prerogative non valevano a
sedare gli umori di questi Valligiani,
i quali nel 1530 si incocciavano a
non pagare le imposte; ma allora il
Salviati disse davvero e, rotte le dimore, invase terre e case così da
condurli supplici al Papa che loro
perdonò, e ad impedire in ogni caso
una recidiva, concesse diritto d'una
fiera al borgo di Bettola nel Settembre, concessione allora di gran
momento.
Estratto da :
ESCURSIONI PER LA
VAL DI NURE
IN TRAMVIA
RICORDI STORICI
DI
A. BONORA
1881.