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CONTRABBANDO E BRIGANTAGGIO TRA LE MEDIE ED ALTE VALLI DI NURE E ARDA

Per molti secoli i crinali delle valli dell'Arda e del Nure segnarono una sorta di confine, una sorta di linea di demarcazione importante tra le aree di influenza padana e le coste liguri e tirreniche. La Liguria era ricca di prodotti in particolare olio e sale, quest'ultimo poi era un prodotto essenziale per la conservazione delle derrate alimentari, entrambi i prodotti subivano una sorta di monopolio gravato dai governanti locali con dei dazi molto pesanti, ed era fondamentalmente per la rendita finanziaria di molte casate nobiliari dell'epoca. Quindi la fascia montana tra Nure e la Val Tolla (toponimo indicante le alte valli del Chero e dell'Arda) fù interessata per secoli al contrabbando di queste merci che si esplicavano a spalla o più frequentemente a dorso di mulo attraverso i valici appenninici. I famosi "sfrasador" o "Spallaroli" come venivano chiamati i contrabbandieri risalivano i passi del Crocilia o dello Zovallo verso la Val D'Aveto, oppure utilizzando un altra via attraverso il passo del Pelizzone diretti a Bardi e quindi nello sfogo naturale della Lunigiana. Principalmente dalla Val Nure trasportavano ferro, carbonella, frumento, melica, mentre dalla val d'Arda bestiame e cereali; Di contro invece dalla costa ligure ritornava verso le valli piacentine: olio, sale, spezie, tabacco, e pesce secco. Il primo documento in cui si legifera contro questa pratica illegale risale addirittura al 1389, da qui fino possiamo dire all'avvento delle truppe napoleoniche fù una vana lotta tra le varie autorità nobiliari e governative che si sono succedute nei secoli e l'indole ribelle ed indomita, dei valligiani delle nostre valli. Il ducato di Milano prima e poi e di Parma poi misero in campo vere campagne militari per soffocare anche nel sangue il fenomeno del contrabbando e di conseguenza del brigantaggio, ma per tanto tempo gli effetti furono poco efficaci, anzi crearono ulteriore insofferenza nella popolazione locale che spesso e volentieri (anche perchè coinvolta direttamente) aiutava queste carovane di mulattieri a salvarsi dalla caccia delle autorità. Ci furono quasi degli episodi di autentica sfrontatezza e provocazione da parte dei briganti nei confronti delle autorità centrali : 1765, un numeroso gruppo di Sfrasador ( contrabbandieri) della val Tolla mise in fuga le truppe ducali che intendevano bloccarli al passo di Cento Croci in val Taro ( tra le attuali provincie di Parma e La Spezia). Certamente in questo clima di illegalità generale in questi territori fece in modo si generassero molti episodi anche sanguinosi e di violenza privata, infatti al fenomeno del contrabbando era inevitabilmente legato il banditismo che era ovviamente l'espressione estrema dell' anarchia al potere costituito. Per capire anche il motivo per cui nacque il contrabbando ed il brigantaggio e in ultima estrema analisi il banditismo occorre calarsi nella realtà di quei secoli su quelle montagne in cui la vita dei montanari era davvero difficile e la povertà regnava padrona, queste genti infatti agli occhi dei vari nobili, dei vari ducati, dei vari governi per lo più erano solo persone da sfruttare ed essere spremute come dei limoni dai sistemi fiscali dell'epoca, per mantenere altri nella condizione di agiatezza, mentre in cambio ricevevano poco o nulla! Non bastarono migliaia di soldati inviati da Ranuccio Farnese, neppure le truppe Borboniche a riportare l'ordine in queste valli piacentine tanto fiere ed indipendenti ad ogni imposizione, poveri ma fieri, tenaci come solo la gente di montagna sa essere. Quando poi arrivarono gli editti napoleonici, ci fù un autentica rivolta nel 1805 contro una legge che imponeva la ferma obbligatoria nelle truppe francesi alle popolazioni maschili locali, ma anche questo nuovo principe: Napoleone si perse nei nostri appennini, infatti molti valligiani di Arda, Nure e di altre vallate piacentine si armarono con vecchi fucili, spade, forconi, falci, fecero molte incursioni anche nelle vicine pianure razziando le case di commissari e podestà cercando di sovvertire l'ordine costituito, i quali scapparono rifugiandosi a Piacenza, la rivolta dilagò in molte località del Piacentino, meno in quelle parmensi, ci furono morti, condanne, impiccagioni, anche a Bettola; in seguito poi con l'arrivo di rinforzi di altre truppe francesi e con la revoca dell'odiato editto di obbligo di ferma obbligatoria, le rivolte lentamente si spensero, ed una sorte di tregua si sostituì agli scontri. Il brigantaggio comunque rimase attivo ancora per diversi decenni nelle nostre valli poi il modificarsi delle condizioni storiche e socioculturali, imposero specie nel nostro appennino una nuova forma di sopravvivenza forse per certi aspetti ancora più dolorosa e di insofferenza contro la condizione di povertà : L'emigrazione verso grosse città italiane e soprattutto verso l'estero, un fenomeno che è durato quasi un secolo e che ha segnato profondamente la genesi delle nostre vallate piacentine favorendo lo spopolamento delle nostre montagne proseguito anche negli ultimi decenni, evidenza tuttora sotto gli occhi di tutti noi; abbiamo tanti nostri figli della nostra terra del nostro sacro appennino sparsi in tutto il mondo ed in Italia, ( Genova Milano, Torino ecc) specie in Francia, Galles, Inghilterra, America, Argentina, Svezia, Brasile, Canada, Germania, loro fanno parte del nostro orgoglio della nostra storia, della nostra cultura, il loro attaccamento verso i luoghi di origine dei loro avi è ammirevole e ci rende consapevoli della fierezza di appartenere a questi territori, consapevoli di difendere un patrimonio, un identità storicoculturale, e di un patrimonio naturalistico unici nel panorama europeo: Noi siamo gli appennini gli appennini sono la nostra storia, dal quale tutto è nato e tutto è partito.

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