top of page

STORIA LEGATA AL CULTO CRISTIANO

QUANDO IL VESCOVO DA NOI ERA QUELLO DI PAVIA: RETAGGIO DI QUELLA CHE FU LA PRESENZA LONGOBARDA NELLA VAL NURE. 
Nel 568 l'Italia fu invasa dai longobardi, sotto la guida del loro re Alboino, i longobardi penetrarono con facilità nell'Italia del nord, conquistando Piacenza nel 570 DC e dopo un lungo assedio entrarono a Pavia, che divenne la loro capitale. Da lì si spostarono verso gli appennini arrivando nelle nostre valli, lasciandoci un retaggio toponomastico, storico e religioso che rimase nella nostra val Nure ( e non solo). Infatti il nostro territorio è stato compreso in una sua parte rilevante per oltre seicento anni dal 1200 al 1800 nel comprensorio della diocesi del vescovato di Pavia. Sappiamo infatti che il vicariato dell'antica pieve di Revigozzo, insieme a Bramaiano, Olmo, Groppo Ducale, e Vigolo appartenevano alla diocesi di Pavia; Esaminando queste frazioni del comune di Bettola si nota come tutte abbiano la chiesa parrocchiale dedicata ai "santi dei presidi" cioè dedicate a santi di origine longobarda, spesso sempre soldati mandati a presidiare i territori conquistati, ricordando che il "limes" con l'eterno avversario bizantino correva non molto lontano da queste località. Ad esempio la pieve di Revigozzo è dedicata a San Michele santo che era effigiato sugli scudi longobardi ( e che in epoca pagana assumeva le forme del dio Odino nelle saghe norrene) considerando poi che Pavia fu la capitale del regno longobardo in Italia e nella chiesa di San Michele venivano incoronati i re longobardi. Popolazione quella longobarda che in origine era pagana per poi aderire all'eresia di Ario, quindi successivamente sul finire della loro dominazione italica non molto tempo prima dell'avvento dei Franchi diventarono almeno a livello delle classi più elevate al cattolici. Proprio di questo periodo è la dedica a San Salvatore altro santo longobardo dell'ultimo scorcio di regno della chiesa di Vigolo edificio di culto molto probabilmente nato sulle ceneri di un antico tempio pagano. Mentre San Biagio che risale addirittura al periodo di dominazione bizantina, era invece il protettore di Groppo Ducale, a cui poi in seguito i soldati longobardi vi aggiunsero anche il culto di San Terenziano, vescovo di Todi. Analizzando anche il toponimo di Groppo Ducale ( Groppo Dugario): Groppo deriva molto probabilmente dallo sperone di roccia su cui sorgeva l'antico castello, mentre Dugario ci ricorda i duchi longobardi. Anche la Chiesa parrocchiale di Olmo dedicata a San Cristoforo antico martire orientale, forse cananeo: Cristoforo dal greco " Portatore di Cristo" è in genere raffigurato come un gigante che guada un fiume con Gesù Bambino sulle spalle, era un santo molto caro al popolo longobardo di origine danese/germanica. leggermente diverso il discorso per la chiesa di Bramaiano che attualmente è dedicata a santa Maria Assunta , ma in tempi più lontani era consacrata a Santa Maria in Maiano; qui si sarebbe praticato il culto della Madonna della cintura fu portato nel periodo di dominazione dei longobardi da monaci provenienti dall'oriente. Infatti a Costantinopoli esisteva una antica chiesa dove la narrazione popolare narrava che vi fosse custodita la cintura della Madonna e che in occasione di un assedio della città da parte dei mussulmani la popolazione abbia fatto un voto a Maria, la quale protesse la città dalla distruzione delle armate del califfo. Anche qui la toponomastica può darci un aiuto con l'antica denominazione del paese trasformata poi nell'attuale ( Bramaiano) per distinguerlo dall'omonimo Maiano ( Podenzano) in cui il suffisso BRA derivi dalla radice BRAIDA o BREDA ( altra piccolissima frazione poco distante da Bramaiano) vocaboli che indicavano presso i longobardi dei campi coltivati, prati, frutteti, orti o corti (spesso racchiusi) termine che tramandato nei secoli con cui gli anziani quasi arrivando ai tempi nostri indicavano appezzamenti di terreno vicino ad un castello, e non è di certo un caso che il castello della Caminata le cui origini più profonde siano poste nel X secolo, disti poche centinaia di metri dalla chiesa di Bramaiano. Se poi elenchiamo anche la chiesa di Missano di Bettola dedicata a San Michele in aggiunta alle considerazioni precedentemente esposte, suscitiamo ulteriore interesse se colleghiamo la dominazione longobarda al periodo in cui i monaci bobbiesi di San Colombano di origine culturale irlandese, si diffusero in tutto il territorio piacentino ed oltre. Per ultimo ma non ultimo prendiamo in considerazione Rigolo, la cui chiesa è dedicata a Quirico e Giuditta ancora una volta santi longobardi, il termine Rigolo potrebbe derivare dal latino RIVOLUS ( ruscelletto) trasformato poi in RIGULUS, con attinenza al rio che scorre nelle vicinanze e che poco più a valle sfocia nel torrente Restano; inoltre poi il paese aveva una certa importanza in quanto si trovava su una delle vie di comunicazione per passare dalla Val Nure al territorio bardigiano. Infatti da Rigolo si sale a Roncolo e da qui poi proseguendo a Groppallo per poi scavallare in territorio parmense andando poi ad intersecare antiche vie quali la via dei Monasteri ( Val Tolla) e via degli Abati ( Bobbio). Quindi per quanto scarsi i ritrovamenti e le tracce del passaggio ai giorni nostri del popolo longobardo, scavando un pò più a fondo sia in ambito religioso e anche toponomastico si evince quanto questi guerrieri provenienti in origine dal nord Europa siano stati presenti nei nostri territori ed in fondo anch'essi fanno parte del nostro retaggio storico e culturale.

​

​

LA MEMORABILE MISSIONE DI SANT'ANTONIO MARIA GIANELLI VESCOVO DI BOBBIO 180 ANNI FA A BETTOLA ( fondatore delle figlie di Maria SS. dell'Orto dette anche gianelline)

A cui seguirà la costruzione della Cappella della Madonna Addolorata (ora non più esistente)

Molti non conoscono anche di bettolesi ( o non conoscevano tra cui il sottoscritto) quella che fu una delle missioni più ricordate e sentite dalla popolazione in terra bettolese di Val Nure e Val Ceno, di quello che già in vita veniva chiamato "il santo di ferro" il Vescovo di Bobbio ( allora la gran parte del territorio bettolese nella media Val Nure era da poco ritornato nel comprensorio della diocesi di Piacenza, dopo essere stato per 600 anni alle dipendenze del vescovo di Pavia) Antonio Maria Gianelli, il quale tenne una "memorabile missione" aiutato da altri sei suoi sacerdoti dal cinque al ventiquattro maggio del 1842 a Bettola, Centenaro, e a Bardi. All'epoca era parroco della chiesa di San Giovanni Battista ( ex oratorio, da soli 14 divenuto chiesa parrocchiale) Don Antonino Sartori che ricevette il vescovo di Bobbio verso le undici di sera; il santo di ferro scrisse poi una missiva al nipote Don Giacomo Gianelli esprimendo la sua grande soddisfazione per come furono accolti, testualmente: "fummo ricevuti meglio che di mezzo giorno da il popolo, il clero, la confraternita, la parlata del parroco con una funzione in chiesa che, rassicura, fu segno che la missione è assai bene cominciata". Sappiamo anche che per il Gianelli, " andare in missione era come andare in villeggiatura o a nozze". Tale e tanto fu il richiamo alla popolazione valliva della missione del vescovo Gianelli, che giunsero fedeli in gran concorso anche dalle parrocchie del contado più lontane ed isolate; alcuni testimoni ebbero a dire di non avere mai visto una moltitudine di popolo simile a Bettola, tanto che per udire le predicazione del Vescovo di Bobbio si dovettero fare sulla pubblica piazza. Tanto a Bettola come a Centenaro presso la croce ( tuttora conservata nel Santuario della Beata Vergine della Quercia) che fece erigere a ricordo della sua missione, il Gianelli fece anche scavare una buca nella quale fece deporre "stili ed altre armi micidiali" che vennero così sepolte, organizzando poi anche una processione di penitenza nella quale egli stesso camminava a piedi nudi che qualcuno raccontò di averli visti insanguinati.Evidentemente il ricordo della missione era vivissimo e l'impressione avuta da quella predicazione dovette essere così grande da suggerire di lasciare un segno tangibile ai posteri, quindi il 3 luglio dello stesso anno della venuta del Vescovo Gianelli il 1842 venne proposta dal presidente Pietro Camia ed accettata dal Consiglio di Fabbrica della Chiesa parrocchiale di San.Giovanni Battista di Bettola la delibera per l'erezione di una cappelletta nel luogo dove fu inalterata la croce del Vescovo di Bobbio in occasione della sua missione da lui fatta a Bettola. La Cappella sarà dedicata alla Madonna Addolorata ed edificata nei pressi della attuale scalinata del Rio Monta' nell'angolo nord-ovest di piazza Colombo; sarà poi lo stesso Vescovo di Bobbio Gianelli a inaugurare e benedire la Cappella il giorno 8 giugno del 1843. A Bettola poi nel 1890 furono poi ascoltati ben 11 testimoni laici, tra le più svariate professioni, per il processo di Beatificazione del Vescovo Gianelli che fu poi elevato alla Santificazione nel 1925, sotto il papato di Pio XI.

​

L'importanza storica e religiosa di Bettola e la Val Nure di cui specie in passato potevamo fregiarci, a volte la si evince anche da brevi cronache storiche o da singoli episodi come quando nel giugno del1669 arrivò sul nostro territorio uno dei più famosi oratori religiosi di quel secolo Padre Paolo Segneri. Padre Paolo nacque a Nettuno ( RM) nel 1624 da una agiata e nobile famiglia, a soli 10 anni venne avviato alla vita religiosa iniziando così la sua formazione culturale e religiosa nei gesuiti; inizio poi già in giovane età la predicazione della parola del Signore, riscontrando ampio consenso sia nelle campagne che nelle città. Fine studioso di teologia partecipa alla stesura del terzo vocabolario della Crusca, uno dei suoi manoscritti più preziosi e famosi è il Quaresimale; scrittore e oratore forse solo secondo a Bernardino da Siena sul panorama italico di allora viene acclamato da folle di religiosi, ovunque, muore a Roma nel 1694. Al suo arrivo a Bettola Fù ospitato nel allora convento costruito sul luogo dell'apparizione della Madonna della Quercia dai Francescani che già dalla fine del 1400 operavano nella valle; All'epoca esisteva solo nella parte più antica del paese piazzetta San Ambrogio un oratorio privato della famiglia feudale dei Nicelli che solo nel 1829 diventerà una parrocchiale infatti le gerarchie ecclesiastiche riconoscevano solo come chiese principali la parrocchia di Bramaiano e l' antica Pieve di Revigozzo, in seguito poi arriveranno la chiesa di San Bernardino sulla sponda destra del torrente Nure e la chiesa di San Giovanni Battista su quella sinistra; borghi che furono comuni autonomi amministrativamente fino al 1878 dopo la costruzione del ponte sul Nure che unì le due borgate bettolesi. Ma torniamo al nostro Padre Segneri, le cronache narrano che camminando scalzo andava ad incontrare la folla ( si parla di migliaia di persone) di pellegrini nella piazza della "Gera" ( in realtà era una spianata di ghiaia nel greto del torrente Nure, allora piazza Colombo come la conosciamo ai tempi nostri non esisteva ancora) intorno ad una sorta di sacello costruito in legno da lì poi in processione tutti scalzi con delle corone di spine al capo e corde e catene al collo recitando devotissime lodi raggiungevano un grande campo alle Torricelle ( loc ora inglobata in Bettola a monte

verso Farini) dove il grande predicatore dava la benedizione papale alla folla, mettendo anche in atto una sacra rappresentazione della passione di Cristo con tre giovani legati sulle croci.

Ancora oggi Bettola a dimostrare l'unicità ed il ricordo di quei tempi possiede due parrocchie San Bernardino e San Giovanni ( ora unite) e due cimiteri con un immensa piazza di oltre 10000 metri ( che non ha quasi eguali in provincia) quadrati strappata al all'alveo del Nure dove un padre gesuita nel 1669 riunì in preghiera migliaia di pellegrini di ogni dove ad ascoltare la parola di Dio, in quella che allora si chiamava la piazza della "Gera".

Bibliografia : La ValNure dalla foce alla sorgente cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano.

wikipedia.

bottom of page