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L'EMIGRAZIONE DELLA VALLE DEL NURE

Un fenomeno che affonda le sue radici almeno almeno dal 1800, ma forse a livello sporadico si hanno tracce anche di movimenti migratori nel 1700. Il fenomeno fu determinato prevalentemente dalla sovrappopolazione in seguito all'incremento demografico dei secoli XVIII e XIX e forse anche dovuto al fenomeno dell'industrializzazione che ha favorito l'abbandono delle campagne e dei rilievi appenninici, dove venendo a mancare determinate attività lavorative, come ad esempio la chiusura delle miniere a Ferriere in alta val Nure nella quale trovavano lavoro molti operai.

All'inizio si ebbe un’emigrazione a carattere stagionale ( questo permetteva alle varie maestranze di potere ritornare nei propri campi per i lavori agricoli, evitando l'abbandono definitivo dei medesimi) verso regioni limitrofi all'Emilia, ad esempio durante l'inverno squadre di operai andavano nelle campagne in pianure ed in particolare andavano nelle pioppete lungo l'argine del fiume Pò a tagliare e segare la legna; le cose iniziarono a mutare negli ultimi decenni dell'800 quando l'emigrazione dell'appennino parmense e piacentino iniziò ad andare verso paesi esteri. Emblematico per capire alcuni meccanismi della nostra emigrazione nostrana è quello di coloro che emigrarono in Francia per esercitare la professione dello "scaldino" ( erano le persone che si occupavano di mantenere accese le caldaie dei grandi palazzi parigini, quando causa l'avvento dell'industrializzazione specie nelle grandi città si passò da un tipo di riscaldamento prevalentemente domestico con l'utilizzo di camini e stufe a legna, a sistemi centralizzati di riscaldamento nei palazzi che utilizzavano grandi quantità di carbone che alimentavano grandi caldaie e per far ciò necessitavano di impiego di manodopera per questo lavoro). Per la maggiore questa manovalanza operaia arrivava principalmente dai comuni di Bettola, Farini, Ferriere, ed altri comuni sia limitrofi alla Val Nure che dal parmigiano come Bardi e Bedonia; singolare è che questo lavoro stagionale permetteva ai nostri emigrati di tornare al loro paese di origine dato che il loro impegno in terra di Francia era di circa sei mesi nel periodo invernale, quindi questo lavoro consentiva alle comunità originarie di non spopolarsi definitivamente; fenomeno invece che avvenne inevitabilmente con il declino della categoria degli scaldini che dovettero poi stabilirsi definitivamente in Francia riciclandosi in altre attività lavorative, ritornando poi solo per salutare i familiari rimasti in Italia. Questo esempio per affermare che i nostri valligiani fino a che hanno potuto hanno cercato di migliorare la loro posizione economico e sociale andando a lavorare all'estero, cercando al contempo di non abbandonare in maniera definitiva le loro terre di origine. Certamente parlando dell'emigrazione di genti della Val Nure in Francia non possiamo non citare i tanti emigranti che si stabilirono a Nogent Sur Marne nella periferia parigina, dove formarono una forte comunità italiana fortemente legata da vincoli familiari ( ad esempio uomini e donne tendevano a sposarsi con persone dello stesso villaggio o in ogni caso della stessa valle) e dove la maggior parte degli uomini era impiegata nell'edilizia, diventando poi nei decenni successivi la comunità piacentina-valnurese una delle colonne economiche portati della cittadina francese. Non per nulla a sancire la profonda unione tra i comuni di Bettola-Farini-Ferriere e Nogent Sur Marne il 6 febbraio 1983 fu istituito il gemellaggio per volontà dei fratelli Cesare ed Agostino Balderacchi, Giovanni e Valentino Draghi dell'associazione Parma-Piacenza e dal fondamentale contributo dei sindaci dei tre comuni dell'alta Val Nure dell'epoca; il cui trentennale fu celebrato nell'estate del 2013 e di cui ebbi l'onore ed il privilegio di essere coinvolto anche a livello organizzativo in qualità di presidente dell' associazione Bettola nel mondo. Molto importante e commovente è che tutti i nostri figli di Francia in tutti questi decenni nonostante le generazioni si siano susseguite abbiano mantenuto un profondo legame con la terra ed i paesi d'origine ritornando ad affollare specie nei mesi estivi la splendida Val Nure, in particolare poi a livello folkloristico la loro presenza al secolare mercato del lunedì di Bettola dove tra una mescolanza di dialetto locale e francese nasce una sorta di "patois" e dove nei bar della piazza centrale bettolese dedicata a Cristoforo Colombo una delle bevande preferite dai nostri italo-francesi era il "Pernod" tipico liquore francese e che nelle edicole si vendevano e si vendono più copie di quotidiani francesi come Le Monde o le Figarò che giornali italiani. Un legame affettivo tanto profondo che molti dei nostri figli di emigranti di quarta o quinta generazione mantengono e ristrutturano le case che appartenevano ai loro avi che partirono alla ricerca di un futuro migliore per sé e le proprie famiglie mantenendo saldo un filo conduttore tra Italia e Francia

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