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LA ROCCA DEL LUPO 

LA ROCCA DEL LUPO, IL BORGO FANTASMA di TARCERA E LA LEGGENDA DELL'ULTIMO LUPO. La ROCCA si affaccia quasi come una balconata panoramica sulla Val Nure che in questo frangente mostra aspetti paesaggistici e naturalistici di tutto rispetto, infatti nel tratto di torrente compreso tra Farini e Bettola il Nure entra decisamente nel suo medio corso offrendo una serie di spettacoli naturali di grande interesse. La valle si fa stretta e piuttosto incassata fra i ripidi e boscosi versanti; il torrente taglia l'arenaria e mette a nudo, sulla sponda destra, potenti bancate sub-orizzontali. A causa dell'orografia sfavorevole lungo i 9 km tra i due capoluoghi di comune, Farini e Bettola non vi sono insediamenti sul Nure e ciò ha permesso il mantenersi di un' elevata qualità ambientale. La statale 654 corre alta sulla sponda sinistra, offrendo indimenticabili panorami sul greto sassoso e sulle selvagge vallecole a dirimpetto: Quella di Groppo Ducale e quella del Restano che discendono dalla Rocca del Lupo e da Rocca d'Olmo; qui davvero il Nure abbozza alcuni meandri spettacolari. Alla rocca del Lupo si narra anche una leggenda che corre sul filo tra fantasia e realtà: sembra che l'ultimo dei lupi che vivevano in questa zona molto tempo fà si sia trovato sulla rocca inseguito da un cacciatore, il lupo vistosi in trappola avendo la fuga nel bosco preclusa dal cacciatore che stava per sparare scelse di andare in contro alla morte lanciandosi nello strapiombo cadendo e morendo nel Nure piuttosto che farsi uccidere dal cacciatore. Quasi una storia romantica con un finale tragico, che forse ci vuole insegnare l'atavica lotta tra preda e cacciatore, per conquistarsi la libertà, a prezzo anche di morire, ricordandoci l'eterno cerchio del ciclo della vita. A poche centinaia di metri dalla rocca poi si trova un borgo fantasma di Tarcera, case rurali abbandonate dove sembra che fino a qualche decennio fà per molto tempo vi abitò una sola persona, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato e che ci ricordano le fatiche della vita contadina fatta di ritmi stagionali dove nulla era sprecato e dove forse le cose avevano ancora un senso.

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